Associazione Castello e Parco di Maredolce

 

 

 

 

La conservazione di questo importante monumento, Castello e Chiesa, farebbe onore agli studi archeologici siciliani, alla città di Palermo, al Governo; e la sua restaurazione, e riparazione, rimettendo interamente la primitiva architettura, facendo ricomparire il grande atrio col suo porticato.


La peschiera disseccata, ma tuttavia con la sua grossa muraglia in giro, non vedrà più le sue acque tanto abbondanti ed estese da aver dentro una isoletta; ma i frantumi di pezzi di barche, che ancora si scoprono sotto il terreno coltivato a cedri ed aranci , ricordano le delizie ivi godute dai nostri primi re Normanni e descritte dai contemporanei, e quelle acque, che ancora escono dal Monte Grifone, da sotto i gran’archi detti della Naumachia, col nome di Maredolce, di Favara di San Filippo, una volta vedute fra i giardini che le attorniano, non più si dimenticano co’ ricordi degli emiri e con la grandezza de’ re Normanni e sgombrando le superfetazioni de’ tempi posteriori, arricchirebbe la Sicilia di un monumento, ora quasi dimenticato, de’ suoi tempi gloriosi, nei quali Emiri e re Normanni si vedono quasi passare innanzi ai nostri occhi , mentre pare di sentire ancora per quelle desolate mura le kaside de’ poeti musulmani cantate prima a Iusuf e a Giafar, e poi al potente re dei rumi, il grande e magnifico re Rugiero.

VINCENZO DI GIOVANNI.

 

La ballata di Maredolce

Conoscete ricordate il castello di Giafar
immerso nel lago dai giardini profumati
al tempo favoloso degli Emiri?
Quali occhi maliziosi hanno sbirciato
dalle grate lo sfilare degli ospiti sotto l’arcuato ingresso nel grande cortile.
Quali voci di orrore si sono levate nella fuga
quando il Normanno cinto d’armi Distrusse il Castello.
Ma … la piccola isola
nel lago azzurro
rimase ad aspettare …
il gran Re
vestito con la gemmata corona.
Quali artisti per lui
hanno creato la favola
di pietra,
l’Ostello
dalle mille stanze,
il ponte levatoio sul lago
dove le leggiadre dame
assieme ai cantori
vagavano nelle irridate
barchette.
Tempo di amori,
cantati dai poeti.
Sull’isola
due palme s’intrecciavano
Dame amorose,
breve è il godere con lo sguardo
il guizzare dei pesci,
sentire il profumo
dei gelsomini
filtrato dai venti di monte Grifone.
Il tempo senza memoria
ha nascosto il castello.
Quanti secoli
sono passati. Tanti!
Una pesante coltra
ha coperto
la favola di pietra.
L’antica scaturigine
dell’acqua
ha preso altre strade,
il lago ora è asciutto.
Ma nulla è distrutto.
Tutto è addormentato
avvolto
in attesa di una primavera
di risveglio
quando la storia
tornerà a narrare
degli Emiri dei Normanni,
di tutti i siciliani,
in questo castello incantato.